Ristoratore Adesca un Quindicenne Condannato a 16 Mesi


Lui, il ragazzino, stava attraversando un periodo difficile della sua vita e ha fatto una sciocchezza: pubblicare su bakeka.it un annuncio a sfondo sessuale. L’altro, l’adulto, ne ha approfittato e, secondo l’accusa, avrebbe consumato un rapporto sessuale a pagamento in macchina, dopo un incontro serale alla stazione di Mestre. Diego Pavon, titolare dell’osteria «Ai 40 ladroni» di Venezia, ha negato fino all’ultimo, ma il gup Gilberto Stigliano Messuti non gli ha creduto e l’ha condannato a un anno e 4 mesi per prostituzione minorile: in cambio del rapporto avrebbe infatti pagato 50 euro.
La vicenda risale a un paio di anni fa. Il padre del ragazzino aveva scoperto tutto già la sera stessa, vedendo i messaggi sul cellulare del figlio. Tra l’altro, e questo è uno degli aspetti più sconcertanti della storia, il giovane avrebbe ricevuto decine e decine di telefonate e messaggi – tra cui quello di Pavon – nell’arco di poche ore dalla pubblicazione dell’annuncio, in cui aveva omesso di essere minorenne. In uno dei primi messaggi inviati al ristoratore, però, aveva subito rivelato di avere 15 anni, da cui il riconoscimento dell’elemento soggettivo, quello per esempio che era stato negato per Silvio Berlusconi nel caso-Ruby. A quel punto il padre avrebbe scritto un messaggio a Pavon dandogli il proprio numero e concordando un altro appuntamento. Prima di vederlo e rischiare che la situazione degenerasse, è però andato dalla polizia, dando il via all’inchiesta del pm Alessia Tavarnesi. I genitori e il ragazzo si erano costituiti parte civile con gli avvocati Damiano Danesin e Debora Magli e hanno ottenuto un risarcimento di 18.800 euro, oltre alle spese legali.
Di sicuro la difesa di Pavon farà appello, forte di due elementi valorizzati nell’arringa: da un lato il fatto che il cellulare da cui erano partiti i messaggi non era intestato a Pavon, ma all’azienda, e che quindi avrebbero potuto essere scritti da altri; dall’altro che il ragazzo non l’aveva riconosciuto. Ma secondo l’accusa poteva essere una rimozione per paura o vergogna.

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